Storia della Polizia - Prologo
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Perché esiste la Polizia? Perché lungo il cammino dell'evoluzione umana le comunità hanno sentito forte il bisogno di darsi delle regole, scritte o meno, e c'è stata la necessità che tali regole venissero rispettate da tutti. Nei confronti dei trasgressori a tali norme e all'attività di protezione e tutela di tutti i consociati è rivolto il “servizio” della Polizia. Solo in tempi recenti si è passati dall'antica concezione di una polizia oppressiva, espressione del Sovrano despota, a quella di una polizia al servizio del cittadino e della collettività, verso la quale offre protezione e il suo contributo al progresso civile, sociale e alla crescita sotto i principi fondamentali di democrazia, libertà e uguaglianza.
Una lunga storia dalle radici torinesi
Senza fare la storia dai Sumeri in poi, parliamo delle nascita della odierna Polizia di Stato. Studi di eminenti storici ne fanno risalire le origini al Regno di Sardegna. Questo Regno è stato creato in seguito al trattato dell’Aia, nel 1720, come una federazione tra il Ducato di Savoia, il Principato di Piemonte, la Contea di Nizza e il Regno di Sardegna vero e proprio, ma solo in seguito queste entità si fusero definitivamente in un unico Regno sotto Vittorio Amedeo di Savoia. Molto dopo, il sovrano, Carlo Alberto di Savoia proseguendo l’opera di ammodernamento dello Stato, iniziata nel 1831, emanò alcune riforme sostanziali che riguardavano l’organizzazione statale, economica e sociale. Intanto, siamo nei primi mesi del 1848, l’Europa è sconvolta da una nuova ondata di moti rivoluzionari in opposizione ai regimi ripristinati dopo la caduta di Napoleone Bonaparte. In conseguenza di ciò vari Sovrani, per scongiurare cruente sollevazioni popolari, concedono la costituzione ai loro sudditi; così fanno Ferdinando di Borbone, Leopoldo di Toscana e anche Carlo Alberto di Savoia firmando lo Statuto che in suo onore si chiamerà Albertino. Tale Costituzione, ad ispirazione di quella francese, imprimerà nello Stato una chiara svolta democratica e rimarrà in vigore cento anni, seppure con opportune modificazioni, venendo sostituita, dopo la vittoria nel referendum Monarchia-Repubblica, da quella attuale. Ma torniamo al 1848. L’opera di trasformazione del Regno in senso liberale del Sovrano di casa Savoia prosegue, egli quindi con il Regio decreto n.798 del 30 settembre 1848 crea l’Amministrazione della Pubblica Sicurezza. Questa rimpiazza la Direzione di Polizia che non aveva lasciato un buon ricordo nell’opinione pubblica del giovane Regno. E’ significativo descrivere gli avvenimenti, avvenuti l’anno prima, che portarono a questo necessario riordino di uno degli apparati statali più importanti; era successo che Papa Pio IX, massima espressione della religione Cattolica e Sovrano dello Stato Pontificio, avesse concesso importanti riforme in favore del suo popolo. Si ingenerò quindi tra i liberali piemontesi un tale entusiasmo che vollero scendere in piazza e inscenare manifestazioni di plauso per l’opera del Papa Re e, nel contempo, esortare il Sovrano sabaudo a fare lo stesso. Ma il primo ottobre, dopo numerosi giorni di dimostrazioni il conte Fabrizio Lazari (Ispettore Generale di Polizia) diede ordine alla forza pubblica di reprimere con durezza tali manifestazioni, ponendo in atto maltrattamenti e arresti seguiti dal grandissimo sdegno della cittadinanza. Le proteste conseguenti si susseguirono per tutto il mese di ottobre fino a che Carlo Alberto, annunciò nuove riforme tra le quali la riorganizzazione della pubblica sicurezza.
L’organizzazione della Polizia fino ad allora
Fin dal 1814 l’organizzazione dell’apparato Statale del piccolo Regno di Sardegna si ispirava a quello francese che durante la sua dominazione in Italia aveva dato buona prova di efficienza, da questo mutuava anche l’organizzazione di polizia: Gendarmi (Carabinieri) nelle campagne e Polizia in città. Come forze di Polizia (il Corpo di polizia aveva un ordinamento militare) c’erano, a disposizione dei Comandanti militari e dei Governatori: i Reali Carabinieri, gli Ispettori e i Commissari di Polizia e pochissime guardie. L’attribuzione dei poteri di polizia, inizialmente era stata affidata al Ministero di Polizia, in seguito soppresso, poi al Ministero della Guerra e della Marina per poi tornare definitivamente, nel 1847, al Ministero dell’Interno con la Direzione di Polizia. A parte questa parentesi, da qui in avanti l’Istituzione sarà amministrata dal dicastero dell’Interno e continuerà a fornire ai Questori nonché ai Prefetti delle uniche provincie, Torino e Genova, una forza di cui disporre in via esclusiva per l’esercizio delle funzioni loro assegnate. La dilatazione dei territori annessi dopo il 1860, verso i quali sarà esteso l’ordinamento statale, ed il conseguente aumento delle provincie, consentirà un notevole incremento di personale del Corpo e la definitiva consacrazione a Forza di Polizia di livello Nazionale.
Succede un ‘48
Abbiamo già accennato come il 1848 sia foriero di numerosi moti rivoluzionari in tutta Europa, non a caso è stato denominato “primavera dei popoli”. Si diffondono e si assecondano, soprattutto nella borghesia, quegli ideali di unità nazionale e sociale giustizia che sfociano in violenza sovvertitrice dei Regni reazionari imposti dal Congresso di Vienna. Nei primi giorni dell'anno insorge la Sicilia, a marzo prima Venezia e il giorno dopo Milano, in Europa si verificano sollevazioni in Ungheria, in Germania, in Francia, insorgono addirittura gli studenti universitari a Vienna. In Italia il vento di riforme annunciato e in seguito ultimato da Carlo Alberto porta anche alla creazione dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza, una cornice istituzionale all’interno della quale verrà inserita la Polizia. Con l’appellativo di Pubblica Sicurezza Carlo Alberto tentava di tranquillizzare i progressisti interni, rifacendo il maquillage ad un organismo (il cui solo nome evocava precedenti repressivi) che risultava sgradito presso l’opinione pubblica. Il nuovo Istituto non dipende più dal Ministero della Guerra, ma dal dicastero dell’Interno, quello che nel 1881 Marco Minghetti considererà “il grande motore” del sistema amministrativo dello Stato. Nel primo articolo della legge istitutiva (composta di solo due articoli) sono sanciti i compiti “vegliare e provvedere preventivamente all’ordine e all’osservanza delle leggi nell’interesse si pubblico che privato”. Era tempo per la Polizia di cambiare, fenomeni di sviluppo economico, di crescita sociale, e le profonde trasformazioni socio-culturali e politiche lo imponevano. Del vetusto dispositivo poliziesco alcuni elementi migliori cercheranno di emergere ed evolvere in qualcosa di meglio che l’esercizio della turpe violenza fine a se stessa; di qui a qualche anno una nuova schiera di funzionari, preparati da una solida formazione giuridica, si appresterà a dirigere gli Uffici di P.S., cercando compartecipazione tra potere e comunità.