Borovnica e altri campi di Tito
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Per lungo tempo le vicissitudini e tragedie vissute dai poliziotti italiani in servizio nelle provincie del Confine Orientale del Regno a partire dall’8 settembre 1943, acuitesi nel ‘44 con la presa di Zara da parte delle armate di Tito ed esplose nel ’45 con il dilagare delle stesse nel Carso e nell'Istria (Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Lubiana …), sono state volutamente taciute per non compromettere i difficili rapporti con la Jugoslavia, animata da rivendicazioni territoriali, risolte definitivamente nel ’75.
A partire dagli Anni 90 Slovenia e Croazia hanno iniziato timidamente a collaborare con autorità e storici italiani consentendo di ricostruire la deportazione e/uccisione, spesso tramite infoibamento, di decine e decine di poliziotti e impiegati di PS.
La meticolosa ricerca storica dell'autore offre un’ulteriore prospettiva: ricostruisce, con diversi diari e fonti dei prigionieri, dati scientifici di Istituti sloveni, documenti da vari Archivi, testimonianze di provenienza alleata, della Croce Rossa Internazionale e dell'ospedale Militare di Udine, i momenti tragici della vita dei prigionieri del Campo di Concentramento di Borovnica (Slovenia), noto come l’“inferno dei morti viventi".